La maternità difficile

Diventare madre (o padre) non è un obbligo, sempre più donne e coppie in Italia decidono che preferiscono fare altro, oppure non sentono che la situazione personale o di coppia sia quella necessaria per fronteggiare un impegno importante come quello genitoriale, a partire dalla precarietà del lavoro, passando per l’instabilità delle relazioni o per altre motivazioni personali e rispettabili. Per contro, esiste una fetta sempre più consistente di coppie afflitte da problemi di sterilità o infertilità, che ad un certo punto del loro percorso di vita ricorrono alle tecniche di fecondazione assistita, complesse e spesso faticose, costose, estenuanti. Sulle cause che portano all’incapacità procreativa si stanno concentrando studi e ricerche, con i limiti legati alla difficoltà frequente di collegare le singole situazioni a cause ben definite. Una coppia sana di circa 25 anni con rapporti sessuali regolari ha una possibilità su quattro di concepire in qualsiasi momento della sua vita. Ma la fertilità femminile è massima a 23-25 anni, quindi decresce, anche se lentamente, fino a 30 anni, un po’ più rapidamente tra i 30 e i 35, poi rapidamente dopo i 35 anni, fino alla menopausa. Lo spostamento progressivo dell’età in cui la donna decide di avere un figlio rappresenta quindi un primo dato di cui tenere conto. L’uomo produce spermatozoi per tutta la vita, anche se in quantità decrescente, e resta potenzialmente in grado di procreare fino ad età avanzata. Tuttavia, oggi si riscontra nello sperma maschile una netta e costante diminuzione della quantità media di spermatozoi. In una relazione presentata dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2008, sono contenuti i fattori causali di infertilità  suddivisi come maschili, femminili e di coppia, più un restante 30% circa “inspiegabile”. Su quest’ultimo dato si fanno molte ipotesi, ma certamente l’aumento di sostanze inquinanti ambientali, l’incidenza dello stress psicofisico e l’influenza di stili di vita malsani (fumo, alcool, droghe, alimentazione squilibrata) sono nemici non soltanto della salute in generale, ma anche di una sessualità serena e di una fertilità normale. L’accumulo di sostanze tossiche nell’organismo umano, introdotte volontariamente, provenienti dall’ambiente o derivanti da una condizione di stress non può non incidere sul funzionamento di meccanismi delicati come quelli che regolano il funzionamento degli apparati riproduttivi. Ciò significa che anche una parte dei fattori che esulano da quel 30% potrebbe derivare dalle stesse cause. Se non ci abbiamo pensato per noi stessi, forse è il caso di pensarci per i nostri bambini, facendoli crescere con un’idea di vita rispettosa di sè, del proprio corpo e dell’ambiente in cui vive.

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