Un papà al passo con i tempi

Papà durante il parto o no? Se ne dibatte dagli anni ottanta, e ancora siamo qui a farci questa domanda, a dare risposte, ciascuno la sua, per non parlare degli “esperti”, che oggi dicono si perchè, domani no perchè, dopodomani si ma a condizione che… Ma davvero è questa la domanda? Non sarà che ci si deve chiedere molto tempo prima tanto altro: un uomo vuole diventare padre? E quando, e con chi? E quante volte? Un figlio dovrebbe essere frutto del desiderio di stare insieme e condividere il pasto come gli assilli della quotidianità, della disponibilità a destinare una parte di sè all’altro, in questo caso un essere dipendente per lungo tempo dalle nostre attenzioni, cure, emozioni; della serenità che deriva dal potergli dare anche quanto di materiale gli serve per vivere. Una donna se lo porta dentro, un figlio; un padre si deve accontentare, per qualche tempo, dell’idea di quel figlio, veicolata dalla sua compagna ma tangibile nel momento in cui la presenza del piccolo si rivela in qualche modo: i primi movimenti, l’ecografia, la pancia che aumenta di volume e, finalmente, la nascita.

Esserci in tutti questi momenti, come uomo, a me pare non solo naturale, ma necessario per proseguire il cammino faticoso che ci fa diventare genitori: l’istinto materno non è innato, tantomeno quello paterno, e il ruolo genitoriale si apprende, nasce e cresce con il bambino-figlio che prima è un pensiero, poi diventa parte di sè, in seguito parte a sè. Una famosa antropologa del secolo scorso, Margaret Mead, definì la paternità come pura “invenzione sociale”, quindi come comportamento da apprendere, mentre per le donne ipotizzò che fossero madri “a meno che si insegnasse loro a negare l’istinto materno”.
Non so chi abbia ragione, ma la figura paterna nel nostro mondo complesso e variegato è sicuramente quella che si sta trasformando (e lo deve fare!) con maggiore evidenza, e che ha bisogno di ripensarsi più faticosamente. A me piace pensare a una donna che diventa madre avendo accanto un uomo presente, affettuoso, disponibile, capace di rinunciare a qualcosa per mettersi sempre in gioco, sia massaggiandole la schiena durante il parto che cambiando il pannolino al pupo, condividendo tutti i momenti della vita quotidiana e giocando, leggendo un libro, cantando una canzone al bimbo che è anche parte di sè. Ma certo questo dipende anche da noi come donne, dalla nostra capacità di scegliere un compagno adeguato anche a questo compito, al passo con i tempi insomma…

 

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