Quando si osserva un neonato non si può non provare stupore e meraviglia, per una presenza che fino a qualche mese prima era soltanto un desiderio, un pensiero fuggevole, un progetto ancora tutto da realizzare. Soltanto “quell’uovo femminile e quello spermatozoo maschile”, proprio quelli e non altri, hanno reso concreto “quel” bambino, che sarà come nessun altro. Non stupisce quindi che il concepimento e la gravidanza abbiano da sempre suscitato interrogativi inquietanti e suggerito ipotesi fantasiose, specie quando le conoscenze anatomiche e di funzionamento del corpo umano non erano ancora sviluppate. Da un bel librino edito da Electa/Gallimard, dal titolo “Nascere, e poi?”, si possono ricavare alcune interessanti informazioni:
“Sin dalla notte dei tempi, il concepimento e la gravidanza, i due eventi naturali che inaugurano l’avvento di un nuovo essere nel teatro della vita, sono avvolti dall’ombra e dal mistero. Attorno a loro si catalizzano fantasmi, speranze e angosce. Dall’Antichità fino al Medio Evo i processi fisici della procreazione costituiscono un vero enigma per teologi, teorici e medici. In mancanza di conoscenze fisiologiche, la spiegazione si fonda sul pensiero metaforico e simbolico. Le teorie greco-romane dominano le credenze occidentali fino all’inizio del Rinascimento. Fu Aristotele a esprimere un principio fondamentale: i due sessi non svolgono lo stesso ruolo. Se il seme maschile costituisce il principio attivo, l’utero femminile (chiamato più frequentemente matrice) determina il destino di tale principio, così come la donna influisce a sua volta sullo sviluppo dell’embrione. Una volta compiuto il concepimento, il ventre si chiude completamente: un processo che desta meraviglia e inquietudine. Alcune teorie medievali tentano di cogliere il mistero della fecondazione: un tema ricorrente è quello della trasformazione della materia che viene associato alla riproduzione vegetale: il sangue mestruale viene classificato come fiore, il seme maschile come germe e l’embrione come frutto.
Nel XIII secolo, un medico afferma che le parti del corpo umano sono state create e “ordinate secondo la disposizione del mondo”: l’utero è circolare e viene rappresentato a cerchi concentrici, a immagine del mondo allora conosciuto, dunque il feto sta nell’utero come l’uomo nell’universo. Questa immagine del 1626 rimanda al corpo femminile come “giardino del genere umano” da cui sboccia il bambino, similmente a un fiore:
L’utero è, come il mondo, condizionato dall’influsso degli astri, ed ecco fiorire una serie di credenze sulla gravidanza: chi nasce prima del settimo mese non potrà sopravvivere perchè non tutti i pianeti hanno esercitato il proprio influsso. Il mese più propizio per nascere sembra il nono, il mese di Giove. In ogni caso, l’utero è considerato come un animale oscuro e selvatico, nascosto nel cupo antro del ventre, e la gravidanza è un fenomeno angosciante, che reca in sè il senso del mistero e della malattia. Durante questo periodo la donna è fragile e il bambino vulnerabile, da qui il moltiplicarsi di consigli e di prescrizioni da parte di chi circonda la donna, e anche della Chiesa.
Attività pesanti e sforzi esagerati durante la gravidanza, così come i maltrattamenti delle gestanti da parte dei mariti sono noti per provocare parti prematuri e aborti. Viene consigliato alla gestante, in trattati medici diffusi all’epoca, di riposare, e raccomandato ai familiari di avere cura di lei, attenzioni certo impensabili per le donne delle classi sociali più povere. Poichè le carenze del corpo materno si ripercuotono direttamente su quello del bambino, si sviluppa una simbologia dei gesti e del vestiario: non bisogna accavallare le gambe o le braccia per non provocare attorcigliamenti del cordone ombelicale; bisogna indossare abiti ampi e slacciati; cinture proibite, catene e collane vanno tolte e riposte in un sacchettino appeso agli abiti…I mutamenti dell’appetito e del comportamento sono segni inequivocabili della gravidanza. In tutte le classi della società medievale, le voglie di cibo di qualsiasi tipo sono un desiderio da soddisfare, credenze di cui resta traccia diffusa ancora oggi.
Anche l’immaginazione delle donne esercita un influsso potente che lascerà tracce tangibili sul bambino: il desiderio alimentare non soddisfatto si riflette direttamente sul corpo del futuro neonato, sotto forma di macchie o malformazioni. Un contagio immediato che si manifesta in entrambi i sensi: con in grembo un essere privo della ragione, la futura mamma non si trova forse in una condizione disonorevole, troppo spesso “malinconica nello spirito e piena di tristi pensieri”? Il corpo materno ha dunque un doppio ruolo nei confronti del feto che reca in grembo: è schermo, filtro che lo protegge dal freddo o dal calore eccessivo, ma al tempo stesso è elemento conduttore capace di trasmettergli sensazioni diverse, alcune delle quali condizioneranno pesantemente il suo avvenire. Nei manoscritti medievali l’immagine del nascituro nel ventre materno è quella di un bambino fatto e finito, non di un embrione e poi feto, e tale concezione sopravviverà fino al Seicento”.
Che cosa resta di questo immaginario? Molto direi, anzi moltissimo, soprattutto nelle società tradizionali. L’Occidente si è lasciato tanto alle spalle, ma in compenso la scienza ha confermato le intuizioni legate, ad esempio, al riflesso degli influssi e delle esperienze negative sul benessere del feto prima e neonato poi, affermando la centralità della salute femminile, della cura della gravidanza, del parto e dell’accoglienza al nuovo nato nella promozione della salute globale presente e futura dell’individuo che viene generato. Non è poco, ma certo moltissimo resta da fare per garantire a tutto il genere umano quell’attenzione verso la sua integrità psichica e fisica che è premessa indispensabile per il benessere delle generazioni attuali e a venire. Per questo è fondamentale partecipare in maniera attiva alla costruzione della propria, unica e personale esperienza di maternità: informazione, contatti con più operatori e strutture, scelte ragionate sono strumenti di costruzione del benessere per sè e per il bambino che verrà. Una bella differenza, quella tra affidare la propria sorte interamente ad altri e decidere in prima persona…
Per ulteriori approfondimenti:
https://intornoallanascita.com/2011/11/03/la-gravidanza-ecologica-3/
https://intornoallanascita.com/2012/02/06/esami-in-gravidanza-il-protocollo-ministeriale/
https://intornoallanascita.com/2013/05/28/lassistenza-in-gravidanza-e-durante-il-parto-chi-e-come/