Partorire nell’intimità

Quando una donna riflette su come e dove far nascere il suo bambino, il primo dialogo lo affronta con il futuro padre, e se entrambi concordano sulla possibilità di vivere l’esperienza tra le pareti domestiche contattano un’ostetrica che ha scelto di occuparsi di questo ambito, avendo maturato certe competenze nel tempo e nei luoghi giusti.

Il primo incontro è fondamentale per guardarsi, “annusarsi” e captare la capacità reciproca di entrare in sintonia, ma anche per fornire un’informazione approfondita, completa e corretta su come impostare il percorso assistenziale, oltre a stilare un preventivo esatto dei costi da sostenere. L’idea di partorire in casa comporta la programmazione scrupolosa di tutte le fasi organizzative dell’evento, e in alcune regioni anche il disbrigo di pratiche burocratiche legate alla possibilità di ottenere un rimborso delle spese. Quindi, se si crea quell’alleanza necessaria per procedere oltre, si comincia a mettere a fuoco se la donna è nelle condizioni giuste per affrontare un parto a domicilio (assenza di elementi di rischio), si imposta una preparazione globale fisica e psichica mirata sui bisogni specifici, si compila una cartella ostetrica (esattamente come in ospedale), si valuta l’evoluzione della gravidanza, preparando il materiale e l’ambiente in prossimità del parto.

Il contatto tra donna e ostetrica non si interrompe mai, e in ogni momento quest’ultima rappresenta il punto di riferimento e supporto per qualunque esigenza, pratica o emotiva, della futura mamma. Man mano che il momento si avvicina, la relazione si fa più intensa, rassicurante e sollecita. Poi arrivano i segnali del travaglio, il che comporta la creazione di un filo comunicativo continuo, fino a quando questo si avvia ed evolve. L’ostetrica raggiunge la donna in tutte le situazioni in cui essa avverta la necessità di averla fisicamente accanto, ma durante il travaglio la vicinanza diventa permanente: si valuta la situazione, rilevando il benessere di mamma e bambino, si prepara il materiale necessario per gestire tutte le fasi del parto e, con particolare cura, si dispone l’ambiente in modo da renderlo nel contempo funzionale e accogliente. Si telefona all’ospedale più vicino e al 118 per comunicare che si ha una donna in travaglio, per cui entrambi restano a disposizione in caso di bisogno. Se tutto procede con regolarità, si arriva al parto, luci soffuse e silenzio rispettoso di tutti, ma in tutto questo tempo l’ostetrica compie gesti apparentemente di poco conto, che però sono essenziali per garantire serenità e sicurezza all’evento, senza turbarlo.

Papà è stato istruito su come praticare massaggi che leniscono il dolore e mantengono la vicinanza fisica con la sua compagna. Ecco che la testolina fa capolino, e lentamente il bimbo reclama il suo spazio nel mondo: manipolazione ridotta al minimo, delicata, e via, sulla pancia della mamma, a ritrovare calore e contatto appena lasciati, ascoltare la sua voce e quella di papà, immergersi nelle emozioni intense di un attimo irripetibile, che sono di tutti, anche dell’ostetrica! Silenzio, sguardi, odori, suoni, proprio tutti i sensi sono coinvolti. Pian piano, si afferma la nuova condizione per la donna, che da figlia diventa madre, così come l’uomo diventa padre, e per il piccolo che incarna la nuova vita e genera sempre meraviglia, senso di sacro e non del tutto comprensibile, perciò bisognoso di rispetto assoluto.

Dopo il parto, con caaalma, il piccino si attacca al seno, poi un bel bagno caldo, sostenuto dalle mani di mamma e papà, le foto, qualcosa da mangiare (la neomamma è affamatissima!!), un bel caffè per l’ostetrica e papà, le telefonate alle famiglie, la sistemazione dell’ambiente, la telefonata dell’ostetrica a ospedale e 118 per comunicare l’avvenuta nascita e ringraziare. Dopo alcune ore, controllo attento delle condizioni di donna e neonato, poi mamy si fa una bella doccia rigenerante e si può lasciare questa situazione così naturale e serena per qualche ora.

Quindi, per alcuni giorni consecutivi l’ostetrica torna a verificare che tutto proceda bene, annotando sulla cartella ciò che verrebbe annotato in ospedale; le visite di diradano, una alla settimana fino al mese di vita del bambino e disponibilità in qualunque momento sia necessaria per la mamma. Alla fine del percorso, bilancio dell’adattamento alla nuova condizione, della salute di entrambi, valutazione dell’allattamento (sempre al seno a domicilio!), del perineo materno ed eventuale impostazione di un lavoro muscolare di recupero, anche addominale, consulenza contraccettiva e molto altro…compresa una relazione forte, affettuosa, che non si interromperà mai.

Come in ospedale? 😉