La parcella dell’ostetrica

Quello dell’ostetrica è un lavoro, non proprio come tutti, per via delle sue forti implicazioni emotive, ma comunque una professione che poggia le sue basi su un processo formativo, l’acquisizione di competenze, il loro mantenimento attraverso l’aggiornamento continuo. Di conseguenza, necessita di un corrispettivo economico, al pari di tutte le altre attività lavorative umane (*). Quando l’ostetrica opera in regime di libera professione, spesso l’idea che le persone si fanno è che la remunerazione delle sue prestazioni preveda cifre piuttosto basse, sulla base di riflessioni diverse. Proviamo ad analizzare gli elementi che concorrono a definire la parcella di una professionista, per poter mettere a fuoco che cosa contiene. Innanzi tutto viene riconosciuta la competenza, ovvio, esattamente come ad un architetto, a un falegname, a un medico o a un idraulico: chi farebbe mai ricorso a persone senza qualifica per fronteggiare un problema specifico, ben sapendo che non sarebbero in grado di farlo?

Poi il fattore-tempo: per andare incontro ai bisogni di una donna, occorre dedicarle mediamente ben più di un’ora per ogni incontro, di conseguenza occorre definire un costo base orario per la consulenza, al pari di quanto fa un insegnante o qualunque altro professionista qualificato. Se gli incontri avvengono in uno studio privato, l’ostetrica dovrà conteggiare le spese da destinare al suo funzionamento, o la percentuale da lasciare allo studio se ne utilizza solamente gli spazi; se al domicilio della donna, gli oneri per lo spostamento, e magari il parcheggio in area a pagamento. E’ ben noto a tutti il “diritto di chiamata” degli artigiani, corrisposto anche solo per una supervisione quando si richiede il loro intervento a domicilio per valutare un problema… 😉

Ancora: l’utilizzo di materiale monouso, l’ammortamento di strumentazioni varie (l’apparecchio per la rilevazione del battito fetale, ad esempio) e la produzione/consegna di opuscoli informativi vanno conteggiati come spesa, ed entrano a far parte della parcella.

Se l’ostetrica deve prodursi nell’assistenza al parto si dovranno prevedere ulteriori voci: la reperibilità continua, 24 ore su 24, a partire dalla fine della 37ma settimana di gravidanza e fino quasi alla 42ma, comporta una forte limitazione della libertà di movimento e programmazione delle attività per la professionista, ma quasi mai viene considerata come una componente dell’assistenza, che ha quindi un costo.

Il fatto di poter disporre in qualunque momento del supporto di una persona di fiducia, con cui si è creato un legame non soltanto professionale, è qualcosa di prezioso e importante, che può influire in maniera forte sugli esiti dell’esperienza di parto, specialmente se è l’ostetrica prescelta ad assistere direttamente la donna, come nel caso del parto a domicilio. In questa situazione, le voci che vanno a definire il compenso finale sono molte: il numero di visite pre e post-parto, la reperibilità, l’assistenza al parto, l’utilizzo di materiale vario e l’ammortamento di altra strumentazione o disponibilità farmacologica, i costi di spostamento, il disbrigo di pratiche burocratiche pre e post-parto finalizzate all’organizzazione dell’evento (che comportano spostamenti e dispendio di tempo!), e tutti gli interventi accessori che garantiscono la qualità dell’assistenza su mamma e neonato.

L’ostetrica non lascia mai una donna a sè stessa, anche a distanza dalla nascita del suo bambino, ma resta disponibile per qualunque necessità, rispondendo sempre alle sue richieste di aiuto (in molti Paesi la consulenza telefonica è a pagamento, addebitata sulla bolletta!!).

Infine, occorre tener presente che sul totale lordo incamerato dall’ostetrica gravano voci come la tassazione, il versamento di contributi previdenziali, l’iscrizione all’albo, un’assicurazione per responsabilità civile (sempre più cara) e contro gli infortuni, l’iscrizione a corsi di aggiornamento e tutte le spese sostenute per l’esercizio dell’attività stessa (un’auto efficiente, ad esempio, o la parcella del commercialista)…

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(*) – La Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche ha da tempo definito il principio secondo cui “Il compenso è fissato in relazione alla rilevanza, delicatezza e complessità della prestazione, dell’intervento, del piano o del progetto attuato dal professionista. I compensi per le prestazioni domiciliari devono essere maggiorati in ragione della distanza del domicilio del cliente e delle spese sostenute dal professionista. I compensi per le prestazioni effettuate nei giorni festivi o in orario notturno sono maggiorati del 30%. I presidi ed il materiale sanitario d’uso corrente del professionista sono a carico
dell’assistito”.
°  Art. 2233 del Codice Civile: “la misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera e al decoro della professione”.

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