Presentazione podalica, scrivono sull’ecografia, oppure il commento è “ha il sederino in basso”: quando il bimbo nella pancia resta con la testolina verso l’alto, all’uscita naturale, cioè la vagina, sono invece rivolti le natiche e i piedini, in posizione variabile. Riguarda il 4-4,5% delle gravidanze, con un’incidenza maggiore in caso di parto prematuro e gemellare, e di per sè non ha una motivazione specifica, benchè si possa intuire che la conformazione del bacino materno, eventuali anomalie della colonna vertebrale o della cavità uterina, le dimensioni del bambino, la brevità del cordone ombelicale, la posizione della placenta, una quantità di liquido amniotico superiore alla media e altri elementi anatomici facenti parte dell’unità feto-placentare possano da soli o in combinazione produrre questo posizionamento del bimbo. Generalmente rappresenta la normale condizione del feto in utero per buona parte della gravidanza, ma nel terzo trimestre la situazione si inverte, per una naturale disposizione ad assumere la posizione a testa in basso, più funzionale ad un parto agevole.
Se questo processo non si verifica, considerate le possibili complicanze connesse con la nascita per via vaginale, in un contesto sanitario che ha completamente o quasi perso la tradizione di manualità che la permetterebbe in sicurezza, le raccomandazioni internazionali attualmente suggeriscono di mettere in atto strategie per provare a modificare la posizione del feto, come la moxibustione, rimedio della tradizione cinese che consiste nello stimolare punti di agopuntura posti sui mignoli dei piedi, mediante il calore generato dalla combustione di una specie di “sigaro” di artemisia; la pratica anche l’ostetrica a partire dalla 33ma settimana di gravidanza, e la si associa a consigli posturali. Parrebbe ancora più efficace il trattamento diretto con aghi, praticato dall’agopuntore. Numerosi studi sono ancora in corso per verificarne l’effettivo beneficio, già accertato ma poco quantificato.
Se non produce risultati, dalla 36ma settimana si può ricorrere alla versione per manovre esterne (VME), effettuata dal medico in ambito ospedaliero e sotto controllo ecografico, verificando costantemente la regolarità del battito cardiaco fetale: consiste nel tentare di ruotare il corpo del bimbo con le mani, che eseguono una serie di movimenti progressivi sull’addome materno, fino a produrre lo spostamento voluto o ad essere interrotti qualora ne possano derivare effetti negativi (se ad esempio la frequenza cardiaca tende ad alterarsi).
Questa manovra è sicura, ha fino al 60% di probabilità di successo, riducendo drasticamente il ricorso al taglio cesareo, ma va eseguita da persona esperta, quindi occorre rivolgere una specifica richiesta ai punti nascita, fino a trovare quello in cui viene offerta.
( Per chi vuole anche vedere la manovra in video:
http://www.youtube.com/watch?v=JkHHRlD_m6A )
L’ultima risorsa resta il taglio cesareo, quando nessuno dei tentativi precedenti ha avuto successo…a meno che il piccolo burlone decida di fare una capriola all’ultimo minuto!! 🙂