Questo bel dipinto di Jack Vettriano ben si presta per affrontare l’argomento…
Se ne parla poco, si evita generalmente il discorso, o a volte lo si affronta in punta di piedi, spingendosi a porre domande non sempre esplicite al medico o all’ostetrica, ma solo se l’intimità della relazione lo permette: la vita di una coppia subisce uno scossone consistente sia durante la gravidanza che dopo il parto, a volte in maniera tale da compromettere la serenità della convivenza presente e futura. La nascita del primo figlio produce la più forte crisi “transizionale” nell’arco della vita a due.
Una coppia formata da poco, per esempio, può non avere ancora basi emotive, di affiatamento e anche una condizione pratica (occupazione, abitazione) sufficienti a fronteggiare un evento come l’arrivo di un bimbo e l’impegno necessario per crescerlo. A distanza di mesi o anni, quando il figlio inizia a staccarsi dall’adulto e ad acquisire autonomia, può apparire in tutto il suo spessore la lacuna relazionale lasciata in disparte dalla gravidanza in poi.
Un legame che invece si protrae da molto tempo può patire l’interruzione della routine indotta dalla presenza del neonato, dai suoi bisogni distribuiti nelle 24 ore e dalla difficoltà di riorganizzare la propria vita secondo schemi totalmente differenti.
Ma in qualunque situazione la coppia deve risistemare il proprio assetto pratico, emotivo, fisico. Il problema più grande è proprio legato al fatto che donne e uomini poco o nulla parlano di questo aspetto della vita. Invece tirarlo fuori aiuta a condividere ansie, timori, a maturare come persone e getta le basi per proseguire il cammino nel sostegno reciproco, nella comprensione delle proprie debolezze e di quelle dell’altro/a, nella crescita emotiva che fa bene a sè stessi e ai propri bambini…
Indagini e ricerche suggeriscono che i neopapà riportano maggiori elementi di insoddisfazione nel passaggio da coppia a famiglia. La situazione sociale attuale produce disagi più marcati, per via dell’aumento del senso di solitudine, della percezione di “sentirsi in gabbia”, gravata da sensi di colpa e da sentimenti che sorprendono la coppia, perchè riferiti spesso diversi da quelli preventivati.
Una riflessione della dott.ssa Alessandra Graziottin aiuta a focalizzare le dinamiche emozionali connesse con il diventare genitori:
“La percentuale di uomini che giudica “buona” la qualità della relazione di coppia passa dall’84 per cento al 48 per cento dopo la nascita del primo figlio, con un crollo ancora più deciso per la qualità della vita sessuale, giudicata buona dal 69 per cento degli uomini prima della nascita e solo dal 28 per cento di loro, dopo.
Come cambia la relazione d’amore con la nascita del primo figlio?
Il diventare genitori trasforma in modo sostanziale la relazione coniugale. Tre sono le grandi componenti della relazione di coppia: la dimensione romantico-erotica, quella di complicità amicale, e quella di solidarietà. Con la nascita del piccolo e il massiccio investimento di energia e di tempo che richiede, si riducono a picco la dimensione romantico-erotica e quella di complicità amicale, mentre sale e diventa prioritaria la solidarietà. Aspetto importante per la cura del piccolo ma che, esasperato, uccide l’intimità e l’erotismo, finendo per colpire al cuore la stessa soddisfazione coniugale.
Quali sono i fattori che mettono a rischio la coppia?
La rapidità e la gravità del crollo della soddisfazione affettiva hanno tre fattori predittivi principali: 1) gli atteggiamenti negativi del partner nei confronti della moglie (incluse le gelosie più o meno segrete che il neopapà nutre nei confronti del figlio e dell’esclusività di legame tra il piccolo e la madre, specie se lei esaspera questa contrapposizione); 2) la delusione coniugale del marito nei confronti del legame (percepito come noioso, faticoso, poco erotico); 3) la percezione di uno o entrambi i partner di una vita coniugale “caotica”, specie dopo la nascita del piccolo.
Quali fattori proteggono la coppia dalla crisi dopo il primo figlio?
Tre sono anche i fattori protettivi, che aiutano o migliorano la soddisfazione coniugale dopo la nascita del piccolo: 1) la tenerezza del neopapà verso la moglie, e non solo verso il bambino; 2) un’alta considerazione di lei e del valore della coppia; 3) la considerazione in cui lei tiene il compagno e la relazione di coppia.
Che cosa si può fare per recuperare una buona soddisfazione coniugale?
Innanzitutto, bisogna prepararsi con cura al diventare genitori, senza arrendersi alle emozioni negative che spesso irrompono dopo la prima euforia. Bisognerebbe riuscire a mantenere un proprio spazio, senza triangolare sempre sul figlio: è prezioso avere ancora una sera alla settimana per sé… meglio se con l’aiuto di una persona di famiglia che guardi il piccolo, così da uscire in piena serenità. La neomamma dovrebbe evitare di fare “coppia fissa” con il figlio, specie se maschio, mantenendo un giusto equilibrio di attenzione anche nei confronti del partner.”
Un’ostetrica esperta può davvero fare molto per le donne e le coppie, prima e dopo il parto: preparare entrambi a una nascita senza traumi ed emotivamente intensa, sostenere globalmente la neomamma nel suo adattamento alla nuova condizione, aiutandola anche a superare i problemi fisici che ostacolano l’intimità sessuale con opportuni interventi di rieducazione della muscolatura vaginale, consigliando un idoneo sistema contraccettivo per eliminare i timori di una nuova gravidanza, insegnando esercizi di recupero fisico importanti non solo per la postura, ma anche per il ripristino di una buona percezione di sè. Anche i neopadri possono trovare in essa un’alleata preziosa, con cui condividere le stesse emozioni, le medesime paure della compagna, e da cui magari ricevere quel supporto che si pensa sia così difficile da chiedere e da far comprendere…
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