Non tutte le donne, nel mondo occidentale, sono intenzionate ad allattare i loro piccoli…In genere, la decisione in tal senso è piuttosto ferma, assunta attraverso riflessioni tra sé e sé, e ben difficilmente si riesce a scalfirla; d’altro canto, spesso non ne viene specificato il motivo, ma semplicemente data una comunicazione delle proprie scelte in merito. Nulla da obiettare, naturalmente: ogni opzione va rispettata e non sempre sondare oltre porta vantaggi, anzi. Può essere che dietro ad una decisione così netta e irrevocabile ci siano motivazioni profonde che resteranno tali e non sarebbe giusto dissotterrare nei tutto sommato pochi momenti in cui è possibile lo scambio relazionale tra ostetrica e donna. Ma qualunque esse siano, è invece preciso compito sanitario informare pacatamente e senza emissione di giudizi sul “perché” dell’allattamento materno e sul bilancio costi-benefici dell’alimentazione naturale e di quella artificiale del neonato.
Il lavoro informativo deve iniziare durante la gravidanza, illustrando i benefici del latte materno su mamma e bambino, nel breve, medio e lungo periodo (vedi post LATTEDIMAMMA). Una prima analisi deve per forza essere di tipo sociale; l’Istituto Superiore di Sanità, in un documento contenente le raccomandazioni relative al percorso nascita, così puntualizza la situazione attuale:
“La diffusione e la continuità della pratica dell’allattamento al seno hanno subito una riduzione in molte zone del mondo per una serie di motivi sociali, economici e culturali. Per quanto involontariamente, i servizi sanitari hanno contribuito a tale declino, trascurando l’assistenza ed il sostegno alle madri o introducendo metodi e procedure che ostacolano il normale approccio e l’adozione dell’allattamento al seno. Ne sono esempi la separazione del neonato dalla madre al momento della nascita, la somministrazione di soluzione glucosata con biberon e tettarella prima che inizi la secrezione lattea e l’usanza di incoraggiare l’impiego di surrogati del latte materno. Perché si possa iniziare e proseguire l’allattamento al seno con buoni risultati è necessario che, durante la gravidanza e dopo il parto, le madri abbiano il sostegno attivo non solo delle propria famiglia e comunità, ma anche dell’intero sistema sanitario. L’OMS e l’UNICEF ritengono che, tra i tanti fattori che influenzano il normale approccio e proseguimento dell’allattamento al seno, le pratiche di assistenza sanitaria si rivelino uno dei mezzi più promettenti per aumentarne la diffusione e la durata”.
Poi vengono gli aspetti legati alla salute: allattare al seno rappresenta un investimento importante sul benessere di mamma e bambino, fin dal momento in cui ha inizio la suzione, dopo il parto. I benefici non sono e saranno solamente di tipo fisico, poichè gli elementi emozionali che entrano in gioco in questo percorso fatto anche di contatto intimo e intenso tra il bambino e la sua estensione naturale, cioè la madre, aprono un canale insostituibile di relazione reciproca. Essi sono tanti e tali da poter affermare che le ripercussioni psichiche di questa pratica sono tanto immateriali quanto incalcolabili. La soddisfazione di bisogni primari e istintivi che rafforza il legame affettivo, l’appagamento della mamma e la crescita della sua autostima, la creazione di un equilibrio ormonale che favorisce l’adattamento materno alle esigenze del bambino sono solo alcuni degli esempi possibili. Non è infrequente rilevare senso di perdita e di inadeguatezza nella donna che non allatta, sia che ciò avvenga per trascurata gestione della cosa che per scelta stessa dell’interessata: anche l’inconscio fa la sua parte, non sempre chiara per la neomadre…
Se la gravidanza ha avuto un decorso difficile o il parto si è svolto in modo diverso da quanto preventivato e desiderato, l’esperienza dell’allattamento sostiene e appaga la donna, compensando fortemente il senso di perdita derivante da queste situazioni.
Ma riferirsi agli aspetti di salute fisica offre spesso una visione delle cose più immediata e incisiva: il latte materno è l’alimento naturale del neonato, ancora oggi inimitabile nonostante le enormi risorse tecnologiche e le conoscenze scientifiche a disposizione, e nessun alimento in natura può esservi paragonato; ha un impatto ambientale nullo (è a km zero, non consuma risorse e non produce scarti), non ha controindicazioni né effetti collaterali, non necessita di preparazione, si adatta perfettamente per composizione, temperatura, quantità e densità, alle esigenze del piccolo, minimizza la comparsa delle temute coliche del lattante e previene obesità e sovrappeso futuri. E’ pratico, somministrabile in qualunque momento e ovunque, ed economico. Le feci da latte materno non sono irritanti per la pelle del neonato, perciò lo si può cambiare con minor frequenza e la notte non cambiarlo proprio! : )
Ancora? Garantisce l’apporto ottimale di proteine, grassi, zuccheri, sali minerali e vitamine, non scatena intolleranze alimentari e, modificando addirittura la propria formula nel corso della giornata e con il passare dei giorni, soddisfa i differenti bisogni metabolici del bambino. Contiene elementi complessi quali le caseomorfine, dall’effetto sedativo e antidolorifico, enzimi e anticorpi di ogni sorta che permettono la resistenza del bimbo a germi e virus, favorendo la maturazione corretta del suo sistema immunitario (fatto non trascurabile per la sua salute futura!), sostanze che gli conferiscono proprietà antiasmatiche e molto, molto altro…
Sul versante materno, possiamo dilungarci con altrattanta cura: la suzione al seno dopo il parto stimola la produzione di ossitocina, un ormone che facendo contrarre l’utero previene le emorragie ed evita l’uso di farmaci; contiene sensibilmente il rischio di depressione post-parto, attraverso meccanismi complessi di tipo ormonale e psichico; comportando un consumo calorico notevole per la donna, favorisce la riduzione progressiva degli accumuli adiposi legati alla gravidanza.
Sul medio termine, numerose ricerche hanno dimostrato un abbattimento significativo del rischio tumorale mammario e ovarico, tanto più accentuato quanto maggiore è stato il periodo di allattamento: a quanto pare le donne che non hanno allattato sono esposte a un rischio 4 volte maggiore rispetto a quelle che hanno allattato per più di 9 mesi. In età più avanzata, anche i fenomeni di osteoporosi sembrerebbero ridursi in maniera consistente, così come gli incidenti cardiovascolari.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia per i primi sei mesi di vita l’allattamento materno esclusivo, per poi integrare il latte, nei successivi sei mesi, con alimenti complementari. Ma non è obbligatorio sospendere l’allattamento dopo i sei mesi: si può proseguire anche fino ai due anni e oltre, se questo non comporta problemi alla madre e se il bambino lo desidera in modo evidente, fregandosene dei commenti altrui…
Se proviamo ad analizzare gli elementi connessi con l’alimentazione a base di latte artificiale, possiamo facilmente elencarne gli aspetti salienti: la composizione dei latti in commercio, in polvere o liquidi, è sostanzialmente molto simile, essendo comunque tutti derivati da latte di mucca (a parte quelli speciali, contenenti proteine di altra natura); il costo al chilo varia dai 10 ai 30 euro circa, ma occorre aggiungere la spesa per l’acquisto e la sostituzione degli accessori (biberon e tettarelle). Il tempo impiegato nella preparazione dei pasti e il disagio legato agli spostamenti (materiali, necessità di preparare e scaldare la poppata) sono anch’essi fattori non secondari, comunque da considerare. Occorre poi prestare molta attenzione nella preparazione del biberon: un latte contenente una quantità di polvere superiore a quella necessaria può favorire lo sviluppo di obesità e sovrappeso del bambino, e non solo; al contrario, una riduzione della quantità espone i neonati al rischio di sottonutrizione.
Evidentemente nessun latte artificiale potrà mai fornire al bambino e alla madre i benefici elencati di quello naturale…
Ora, a ogni donna la facoltà di scegliere liberamente, ovvio!! ; )
Per approfondire:
* http://www.epicentro.iss.it/argomenti/allattamento/studi.asp
* La pubblicità nuoce all’allattamento al seno?- http://www.saperidoc.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/590/UT/systemPrint
Io sono riuscita ad allattare mia figlia per due mesi soltanto nonostante sia andata ai “corsi” di allattamento ad un certo punto il latte è diminuito gradualmente, ho continuato ad attaccarla fino a che non ha iniziato a perdere peso. Quando ho smesso totalmente mi sono sentita in colpa. Sono d’ accordo che il latte materno sia l’ alimento ideale però non sono d’ accordo con un certo tipo di accanimento.
hai ragione sull’accanimento,francesca!! sono contrarissima pure io…il problema è la professionalità di chi tiene i corsi, assiste le donne dopo il parto e le consiglia a distanza, quando i momenti di difficoltà si presentano e la ricetta per affrontarli è quella sbagliata…dopo 35 anni di esperienza posso affermare con certezza che se una donna è ben informata, ben seguita e consigliata allatta con serenità e per tutto il tempo che desidera, fermissimo restando il diritto di decidere di non farlo… : )))
un caro saluto!
franca