A noi donne spetta, quando ne sentiamo il bisogno, l’arduo compito di tenere a bada le uova che mensilmente maturano nelle nostre ovaie, affinchè non ne derivi una gravidanza all’anno o giù di lì. Dunque, la scienza si è spesa e continua a farlo con gran lena per sostenerci in questa difficile impresa, misurandosi con la difficoltà di tenere a bada, invece, i milioni di spermatozoi contenuti in ogni emissione di sperma…
Dalla notte dei tempi la questione ha suggerito agli umani stratagemmi fantasiosi, magari anche efficaci. Nell’antico Egitto era diffuso il ricorso a palline di sterco di coccodrillo inserite in vagina, mentre nella società romana si preferivano quelle di topo (!); infusi di radici, movimenti fisici mirati all’eliminazione dello sperma vaginale, poltiglie abortive da ingurgitare o applicare “localmente” sono stati utilizzati in tutte le società e a tutte le latitudini.
Sul finire dell’Ottocento, Margaret Sanger, americana di forte personalità di cui è assai interessante leggere le note biografiche (*), mette a punto interventi di educazione sessuale del tutto inconcepibili per il suo tempo, naturalmente osteggiati con ogni mezzo. Ma grazie a lei e al consenso creatosi intorno alle sue idee, dagli anni venti del novecento inizia a prendere piede il movimento per la legalizzazione della contraccezione.
Come si è arrivati all’elaborazione della pillola anticoncezionale? Semplice: partendo dall’osservazione, a fine ottocento, che in gravidanza l’ovulazione viene soppressa, e anche somministrando opportune dosi di ormoni femminili alle femmine di topo. A partire da questi principi Gregory Pincus, le cui ricerche vennero finanziate da un’amica facoltosa della Sanger (sempre una donna dietro le quinte…) mise a punto nel 1956 un preparato ormonale da assumere per bocca.
Tracciamo una panoramica dei prodotti attualmente disponibili, per fare un pò di chiarezza.
La pillola contraccettiva è molto diffusa, sia in forma orale che come cerotti transdermici (contenenti ormoni assorbibili per via cutanea) o anello vaginale (anch’esso impregnato di sostanze ormonali, assobite dalla mucosa della vagina), oppure in forma impiantabile sottocute (Nexplanon), di durata triennale, meno utilizzato.
In ogni caso, si tratta di introdurre nell’organismo sostanze ormonali, in formula e dosaggio differenti a seconda del sistema utilizzato, per il tempo necessario ad ottenere il blocco dell’ovulazione. L’efficacia è molto alta, pari al 99%: l’1% di inefficacia è legato ad errori nell’assunzione o interferenze esterne che limitano l’assorbimento della pillola. Trattandosi di un farmaco a tutti gli effetti, va prescritto dal medico: non tutte le donne sono idonee al suo uso, inoltre anche durante l’utilizzo è necessario osservare alcuni criteri di monitoraggio della risposta individuale, come controlli periodici ginecologici (uterini e mammari), esami del sangue, pap-test. La lettura attenta del foglietto illustrativo è necessaria e da ripetere periodicamente, perchè alcune situazioni possono compromettere l’efficacia della pillola o esporre a importanti rischi per la salute.
Per sottolineare la cautela con cui questi preparati devono essere usati, l’OMS ha redatto un documento contenente le raccomandazioni per il loro corretto utilizzo (**).
Un discorso a parte va fatto per le pillole destinate alla contraccezione post-coitale, ossia le cosiddette pillole del giorno dopo o dei 5 giorni: si tratta di farmaci contenenti alte dosi di ormoni sessuali femminili, e vengono definiti contraccettivi di emergenza, ossia possono impedire una gravidanza indesiderata se assunti entro un breve arco di tempo dopo un rapporto a rischio (non protetto, rottura del profilattico, dimenticanze nell’assunzione della pillola quotidiana). Vanno assunte entro le 72 ore (meglio entro le 24) o entro i 5 giorni successivi al rapporto (meglio appena possibile), e agiscono bloccando o ritardando l’ovulazione e impedendo così che un ovulo possa essere fecondato. Naturalmente devono essere prescritte dal medico secondo una precisa procedura, e certo non sono da utilizzare di routine…
Ben altra cosa è invece la pillola abortiva, la RU 486, che provoca il distacco dell’embrione dalla mucosa uterina e in Italia può essere assunta, esclusivamente in ospedale, entro la settima settimana di gravidanza.
In ogni caso, tutte le decisioni rispetto a sè stesse vanno prese considerando i pro e i contro, le eventuali alternative, insomma informandosi in maniera completa, dialogando all’interno della coppia e con i sanitari, per farsi carico in maniera consapevole e responsabile delle proprie scelte.
(*) http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=247