Tumore della mammella: agire sulla prevenzione

La pubblicazione degli esiti di una ricerca-sondaggio della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i tumori), presentata il 27 settembre 2012, trasmette l’inquietante notizia che le percentuali di tumore al seno in Italia mostrano un incremento allarmante, essendo quadruplicate dal 1970 ai giorni nostri (*). Una donna su otto è a rischio e questo tipo di neoplasia rappresenta il 28,9% complessivo delle diagnosi di tumore, contro il 26,7% degli anni ’90; secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, mentre nel 1970 sono stati diagnosticati 48.200 casi, nel 2010 si è raggiunta la ragguardevole cifra di 490.000, dieci volte di più! Un consistente incremento lo si è avuto nella fascia di età compresa tra i 25 e i 45 anni.

Benchè siano aumentate le possibilità diagnostiche e trapeutiche, ogni anno muoiono diecimila donne, una vera strage, il che suggerisce la necessità di mettere in campo interventi di prevenzione primaria, che non possono che focalizzarsi sullo stile di vita, le abitudini quotidiane, l’ambiente in cui si vive.

Un gruppo di ricerca finanziato dall’Unione Europea, che opera a Vienna all’Istituto di biotecnologia molecolare dell’Accademia austriaca delle scienze, ha recentemente dichiarato che i progestinici  (ormoni sessuali) usati nella terapia ormonale sostituiva in menopausa e nella pillola contraccettiva possono aumentare il rischio di tumore al seno.

Così si esprime un oncologo in proposito: “Uno dei fattori di rischio più documentati è l’esposizione agli estrogeni prodotti dalle ovaie. Ogni gravidanza la riduce del 7 per cento. In una società in cui si hanno meno figli o non se ne hanno affatto, questo è significativo. Tuttavia, sono le cause ambientali ad essere considerate le responsabili di quella frazione di casi in costante aumento e che non trova spiegazione nei fattori noti o accertati. Preoccupante è soprattutto l’esposizione a sostanze chimiche, specie se avviene nei periodi cruciali dello sviluppo, il periodo embrionale-fetale e la pubertà”.

Se proviamo ad allargare la riflessione, dobbiamo partire dalle consuetudini che hanno preso piede nel dopoguerra. Dagli anni sessanta del novecento, le donne hanno smesso di allattare al seno i neonati, sotto la spinta scellerata delle ditte produttrici di latti artificiali, che ne hanno promosso l’uso con ogni mezzo, lecito o meno…

Le madri, sostenute e incoraggiate da ostetriche e pediatri, sono rimaste abbagliate da questa prospettiva distorta di modernità, di emancipazione, di libertà. Oggi la scienza ci dice che l’allattamento materno protratto per almeno sei mesi esercita un effetto protettivo sull’insorgenza di cancro alla mammella e alle ovaie. Consente inoltre un efficace sviluppo del sistema immunitario del bambino, e ciò significa maggiori capacità di individuazione e distruzione delle cellule malate, tra cui quelle per intenderci che possono originare i tumori. Evitare anche l’uso inappropriato di farmaci, specie antibiotici, per sè e per i bimbi: è molto diffusa (e dannosissima) l’abitudine di assumere e somministrare medicinali non prescritti, solo perchè in situazioni apparentemente analoghe si è fatto così!!

L’alimentazione ha poi iniziato ad arricchirsi di cibi animali, in particolare di carni bovine, consumate anche ogni giorno, in nome di un benessere e di bisogni indotti dei quali certo non si poteva immaginare le conseguenze a lungo termine. La richiesta elevata e crescente di carne ha prodotto l’aberrazione dell’uso massiccio di ormoni (estrogeni in prevalenza, guarda caso…), finalizzato a ridurre i tempi necessari per produrre bestie da mandare al macello.

Gli estrogeni contenuti nelle carni sono da tempo ritenuti tra i responsabili principali di forme tumorali ormonodipendenti, ma la tossicità sarebbe legata anche allo sviluppo di sostanze nocive durante la cottura, alla presenza di una forma di ferro dannosa per l’organismo e alla componente elevata di grasso animale. Un consumo eccessivo risulta quindi potenzialmete patogeno, cioè capace di generare malattie di varia natura, incluse quelle tumorali. Il latte vaccino (e i latticini di conseguenza) ovviamente diventa anch’esso portatore di alterazioni chimiche, potendo contenere residui di antibiotici, ormoni e altre sostanze somministrate all’animale. Anche i vegetali (frutta e verdura) non si sono sottratti alla contaminazione chimica. A tutto ciò dobbiamo aggiungere la sedentarietà e l’aumento costante di adulti e bambini obesi o in sovrappeso, situazioni in cui si instaurano facilmente alterazioni metaboliche come il diabete: tutti fattori di aumentato rischio tumorale! Nella donna, gli ormoni si accumulano nel tessuto grasso, quindi si aggiunge un elemento ulteriore di rischio…

E’ evidente che la dieta dei bambini, dallo svezzamento in poi, deve tenere conto degli effetti a distanza legati all’assunzione di cibi contenenti contaminanti ambientali di varia natura: dagli antiparassitari ai concimi chimici, dagli ormoni ai coloranti, conservanti, additivi…

Ecco quindi la necessità di scegliere quali alimenti devono entrare a far parte delle abitudini di tutti, seguire una dieta equilibrata, evitare l’eccesso di calorie, aumentare il consumo di vegetali e cibi integrali, se possibile biologici, incrementare l’attività fisica…e per le donne, imparare ad avere maggior cura di sè anche e soprattutto in gravidanza (per garantire un normale sviluppo embrio-fetale),  controllarsi mensilmente il seno con l’autopalpazione e farsi controllare periodicamente, allattare i propri bambini, informarsi in maniera completa sulle alternative contraccettive alla pillola e, in menopausa, adottare rimedi più naturali per fronteggiare i disturbi legati al passaggio ad un’altra fase dell’esistenza.

(*) http://www.legatumori.it/lilt_pdf/AstraRicerche%20Nastro%20Rosa%202012_report%20sintetico.pdf

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