La fatica dell’accudimento

Quale genitore, soprattutto madre, non si riconosce in questo meraviglioso dipinto? Poche ciance: almeno una volta sarà successo a tutte/i di schiantare sul cuscino appena posata la testa…e magari senza nemmeno svestirsi. Perchè la cura della prole è faticosa, dove più, dove meno; un figlio cambia la vita, e ce lo siamo sentito ronzare nelle orecchie quando figli non ne avevamo, poi dal test di gravidanza positivo in poi, e ancora dopo il parto. Infine ci abbiamo fatto l’abitudine, la vita è cambiata per davvero, spesso arricchendoci in maniera imprevedibile. Ma all’inizio…che faticaaa!!

Quel sottile senso di tristezza, quella malinconia che fa lacrimare senza apparente ragione, quel vuoto che è un misto di stanchezza fisica, confusione emotiva e percezione di  stravolgimento dello schema corporeo prende il nome di maternity blues e riguarda una percentuale molto alta di donne dopo il parto. Sperimentare queste sensazioni significa sottrarre energie all’accudimento del neonato, e in una percentuale non indifferente di casi ne può derivare una forma depressiva che richiede attenzione e tempestivi interventi di sostegno. Perciò occorre che l’intera comunità sociale si attivi a vari livelli, perchè sostenere una donna che diventa madre è fondamentale per garantire una crescita serena al suo bambino, futuro adulto.

Molte sono le situazioni in cui si può incidere positivamente:

favorire la genitorialità responsabile; seguire la gravidanza con attenzione ma senza interventismi inutili, attivando la presa di coscienza delle donne riguardo alla propria capacità di partorire, allattare e prendersi cura del bambino e la riflessione delle coppie rispetto alle proprie competenze genitoriali ed educative; sollecitare il sostegno emotivo e pratico alla compagna da parte dei papà; attivare le risorse familiari (nonni in primis) per fornire aiuto alla neomamma; prevedere un supporto prolungato e facilmente ottenibile da parte di operatori sanitari dopo i parto; informare correttamente la donna sulle previdenze di legge in materia di tutela della maternità; creare le condizioni perchè possa rientrare al lavoro senza ansie inutili, potendo lasciare il suo bambino in mani e luoghi sicuri; prevedere aiuti economici per le situazioni di difficoltà; attivare sportelli di ascolto psicologico efficienti per i momenti di aumento del carico emotivo e di spaesamento che sempre un genitore sperimenta.

Ma ancora prima, quando si tratta di cominciare a scegliere per il bimbo che verrà (e lo si dovrà fare per molto tempo), è fondamentale decidere con determinazione e consapevolezza quale percorso tracciare per la sua venuta al mondo: non accontentarsi di farsi seguire da chiunque in gravidanza, di andare in un luogo qualunque a partorirlo, di prendere per buoni i consigli spesso contrastanti ricevuti dopo il parto, ma provare sempre ad andare oltre, informandosi, leggendo, parlando con altre donne e altre coppie, visitando consultori e ospedali diversi, cercando il dialogo con le ostetriche soprattutto, facendosi un’idea di ciò che risponde alle proprie aspettative e ciò che invece è in contrasto con esse.

Cercare il luogo in cui la nascita viene trattata con il massimo del rispetto e l’assistenza calibrata sul dialogo/scambio con gli operatori sanitari non è un optional: se una donna vive il parto con naturalezza, serenità e senza interventi inutili o traumatici sarà disponibile in maniera totale a sostenere con gioia il peso della cura parentale.

Allora la fatica di accudire un piccolo umano si stempererà, lasciando sì il carico inevitabile di impegno fisico ed emotivo, ma anche la percezione di aver assunto decisioni in prima persona, non di aver subito quelle degli altri…e la differenza si noterà, eccome, perchè diventerà patrimonio di vita e filosofia educativa: un bel regalo per i nostri figli!! : )

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