Mamme baby: un fenomeno in crescita

Sugli schermi italiani ha transitato per un breve periodo un film dal titolo “17 ragazze”, ispirato a una vicenda reale accaduta in Massachussets, dove nel 2008 un certo numero di  liceali tra i 16 e i 17 anni decise un bel giorno di farsi inseminare per avere un figlio: 17 di loro riuscirono nell’intento di restare incinte, diventando madri più o meno in contemporanea e con l’idea di creare una comune ideale dove vivere secondo regole e ritmi diversi da quelli sperimentati fino a quel momento. In pratica, una forma di ribellione contro il mondo degli adulti, ma anche molto altro in termini di vuoti emotivi e relazionali. L’evento ovviamente non mancò di sollevare quesiti, riflessioni, approfondimenti su ciò che poteva stare dietro ad una scelta del genere.

Le registe francesi del film hanno collocato in Francia la storia, e la pellicola ha avuto una diffusione piuttosto estesa, dall’India agli USA, generando ovunque dibattito tra adulti e adolescenti. In Italia, invece, la prima reazione da parte della commissione di revisione cinematografica è stata quella di vietarne la visione ai minori di 14 anni, così motivata: “visto il clima di suggestione fra i ragazzi e i comportamenti estremamente trasgressivi, in particolare le scene di pericolo alla guida, la scena di abuso del fumo in condizioni particolari di salute e le difficoltà con la gestione del proprio comportamento evidenziano la possibilità di emulazione ai minori non in grado di elaborare il senso profondo del film che risulta invece particolarmente adatto ad un pubblico più adulto in grado di coglierne il significato profondo”. Il provvedimento è stato poi revocato in extremis dalla Commissione d’Appello della censura, ma fa pensare il fatto che la prima reazione sia stata quella di omettere, nascondere, evitare…Tralasciamo il fatto (non secondario!) che i nostri bambini e adolescenti vedono quotidianamente ogni sorta di nefandezza esposta senza ritegno su riviste e schermi, senza che commissioni censorie si pongano il problema della loro “emulabilità”. Insomma, nell’anno di grazia 2012 in questo Paese non riusciamo ancora ad accettare l’idea che i giovani abbiano una vita sessuale, anche molto precoce; il risultato è che a tutt’oggi i ragazzi restano del tutto sprovvisti di quel bagaglio educativo/informativo indispensabile per viverla in consapevolezza e sicurezza, che nè la famiglia nè la scuola nè altre entità variamente assortite provvedono a fornire. Conseguenze a breve termine: gli aborti tra le minorenni sono lontani dal diminuire, le malattie a trasmissione sessuale sono in costante aumento e le statistiche registrano un aumento di gravidanze portate avanti tra le adolescenti, a cui certo non è estraneo il fenomeno migratorio, che porta con sè diversi atteggiamenti culturali nei confronti della maternità . Ogni anno le giovani minorenni che partoriscono sono circa 11mila: il 95% di loro è in possesso solo del diploma di licenza media e soltanto i due terzi circa dei loro compagni riconosce il bambino. E’ evidente come questa sia una condizione di estrema fragilità, legata all’immaturità fisica ed emotiva della giovane mamma, alla sua limitata capacità di accudimento a tutto tondo del bambino e alla precarietà della coppia che si viene eventualmente a formare. Buona parte di loro ha alle spalle un vissuto di disagio famigliare, ma una percentuale piuttosto alta (corca il 40%) non ha fatto nulla per evitare la gravidanza, anzi.

Anche le conseguenze a medio-lungo termine non sono da sottostimare: infertilità maschile e femminile prodotta dalle infezioni e dagli aborti ripetuti, patologie varie a carico dell’apparato genitale, instabilità sia dei nuclei famigliari che dell’emotività dei figli di baby madri.

Si è svolto da poco ad Atene il convegno internazionale della Società Europea di Contraccezione e Salute Riproduttiva, che ha evidenziato un paradosso: crescono complessivamente le coppie infertili, ma è boom di baby-mamme. L’Italia occupa inoltre una posizione particolare in questo panorama, perché di figli se ne  fanno sempre meno e sempre più tardi. Delle 360mila pillole del giorno dopo vendute in Italia, quasi il 55% viene utilizzato dalle under 20. Ogni anno sono circa 10mila le gravidanze indesiderate in questa fascia di età. La scarsa informazione è unanimemente riconosciuta alla base del fenomeno (!). Se ne deduce che ben altre risorse dovrebbero essere riservate alla prevenzione del disagio sociale e agli interventi di educazione sessuale.

Che fare? Dialogo, attenzione verso il mondo in cui i nostri bambini prima e adolescenti poi sono immersi, ai suoi messaggi verbali e visivi, che vanno elaborati insieme senza paura di sbagliare: meglio aprire una riflessione in più che evitarla, provare a creare quella serenità di scambio ideale ed emotivo fondamentale per offrire strumenti di consapevolezza ( e spesso costruirne noi stessi di nuovi! ) a chi sta crescendo e fatica ad interpretare un mondo così complesso. Sarebbe triste se passasse il messaggio che una maternità possa riempire vuoti lasciati dalla famiglia e dalla società…

E se da soli ci sembra di non farcela, chiedere aiuto! : ))

Per approfondire:  rapporto PICCOLE MAMME di Save the Children

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