Ecografia in gravidanza: vedo, non vedo, stravedo

Nulla ha rivoluzionato l’immaginario legato alla gravidanza come l’avvento dell’ecografia. Un fascio di onde chiamate ultrasuoni, emesso da una sonda poggiata sulla pancia della donna incinta, permette di produrre un’immagine che viene riportata sullo schermo collegato all’ecografo: il risultato è quello di vedere il contenuto uterino come sul televisore. Per una donna in gravidanza, l’ecografia rappresenta la possibilità di dare corpo all’idea astratta del bambino che verrà, anche se un’immagine ecografica non è così semplice da interpretare, non di rado “vedendo” nelle immagini sul monitor ben più di quello che effettivamente mostrano, di seguirne lo sviluppo e soprattutto di verificare che tutto procede bene. Certo il cuoricino pulsante del nuovo piccolo umano dentro di lei si lascia invece presto e facilmente individuare. La gratificazione e il senso di  rassicurazione collegati con l’utilizzo di questa meraviglia tecnologica sono innegabili e contagiosi, investendo la sfera famigliare all’interno della quale si trova la futura madre. Fin qui nulla di male, anzi. Le possibilità di diagnosi prenatale e di monitoraggio delle condizioni di sviluppo del feto si sono notevolmente ampliate proprio grazie a questa metodica, ma la sua applicazione routinaria  ha inizialmente generato nella classe medica un senso di onnipotenza che il tempo ha dovuto smorzare fortemente, per lasciare il posto ad una più realistica visione delle cose. La stragrande maggioranza delle donne che effettuano l’indagine ecografica manifesta profonde convinzioni:

– l’ecografia serve a stabilire che il bambino sarà assolutamente sano, soprattutto privo di malformazioni;

– deve essere ripetuta più volte, di conseguenza un buon controllo della gravidanza è quello in cui non si risparmia sulle indagini ecografiche: almeno ogni mese, se non addirittura ogni due-tre settimane; meglio ancora se viene prodotta una raffica di foto delle immagini rilevate, e ancora meglio un dvd;

qualunque bravo ginecologo dispone di un ecografo e lo utilizza con perizia, disponendo di tutte le competenze necessarie per interpretare correttamente le immagini che compaiono sullo schermo.

Per riflettere su questi elementi in maniera obiettiva occorre interrogare la ricerca scientifica, perchè rappresenta l’unica possibilità di ricondurre al senso del reale tutte le convinzioni esaminate: noi oggi sappiamo con assoluta certezza che una gravidanza trae vantaggio dall’esecuzione di sole due ecografie, la prima delle quali effettuata nei primi tre mesi per verificare l’impianto dell’embrione (o di più embrioni), la rispondenza del suo sviluppo all’epoca calcolata sulla base dell’ultima mestruazione o, nei casi dubbi, a datare correttamente la gravidanza stessa; la seconda, praticata in un’epoca compresa tra le 19 e le 21 settimane, viene denominata di screening o morfologica, perchè permette di controllare le condizioni di sviluppo del feto, la sua regolare conformazione fisica, la corretta posizione della placenta e la quantità di liquido amniotico. Nelle situazioni in cui il medico dovesse rilevare anomalie o avere anche soltanto un dubbio su quanto vede, è indicata una ulteriore indagine diagnostica, da eseguire presso centri in cui operano medici preparati per l’analisi del dettaglio e la sua interpretazione. Stop…altre indagini non offrono informazioni supplementari oltre a quelle rilevabili semplicemente attraverso un’accurata visita e la valutazione degli esami di laboratorio.

Altra cosa sono le gravidanze a rischio, per ciascuna delle quali è previsto un percorso di monitoraggio (anche ecografico) e approfondimento ben definito.

Queste sono le indicazioni attuali per il corretto utilizzo dell’ecografia fornite dala Società Italiana di Ecografia Ostetrica e Ginecologica (SIEOG), riportate nelle linee-guida approvate dal Ministero della Salute per il monitoraggio della gravidanza. Dunque, sulla base di tali affermazioni non è difficile farne altre conseguenti: il medico che esegue l’ecografia deve essere comunque molto ben preparato (e non tutti lo sono!) all’utilizzo corretto dell’apparecchio, all’interpretazione delle immagini e alla loro descrizione dettagliata sul referto, pronto ad inviare la donna alla valutazione di colleghi ancora più competenti nelle condizioni che lo richiedono.

Ma una buona ecografia quanto è affidabile nel rilevare malformazioni fetali? Numerosi studi sono stati condotti al riguardo, e al momento ne ricaviamo la certezza che un’ecografia è in grado di identificare dal 30 al 70% delle malformazioni fetali (in base a chi la esegue, alla qualità dell’apparecchio e ad altri elementi), mentre può non rilevare anomalie anche importanti, per i limiti intrinseci della tecnica! Insomma, dobbiamo umilmente riconoscere che le certezze non sono di questo mondo…

Il controllo attento dell’evoluzione di una gravidanza, inoltre, richiede ben pochi mezzi oltre alla competenza di chi lo effettua (ginecologo o ostetrica) e alla sua capacità di rilevare i segni di deviazione dalla norma!

Molti studi sono stati condotti per monitorare possibili effetti nocivi derivanti dall’utilizzo degli ultrasuoni: sul sito SaPeRiDoc è possibile documentarsi in maniera approfondita, ma al momento si può prendere atto che “Non ci sono prove scientifiche per sostenere che la diagnostica ad ultrasuoni in gravidanza comporti degli effetti avversi. Rimangono da considerare gli eventuali effetti a lungo termine dei crescenti livelli di intensità delle apparecchiature più moderne (circa otto volte quelli utilizzati 10 anni fa). Gli studi disponibili concludono che i benefici legati all’uso degli ultrasuoni in gravidanza superano i rischi.  L’FDA (ente statunitense di controllo) afferma che l’esame ecografico in gravidanza è da considerare sicuro se utilizzato in modo appropriato e scoraggia decisamente l’esecuzione dell’esame senza una indicazione medica”.

3 pensieri su “Ecografia in gravidanza: vedo, non vedo, stravedo

  1. Cara Franca, sono felice di poterti conoscere anche tramite il blog.

    Ho letto questo primo (cioè ultimo) post e il mio corpo ha vibrato.
    Per tutte noi, è importante questo tipo di informazione perché, partendo dal dato scientifico, va addirittura (e preziosamente) oltre tendendo le braccia in un gesto di fiducia nei confronti di ogni donna/mamma, di ogni corpo e spirito.

    Questa mia seconda gravidanza è più improntata all’ascolto del mio essere e di quello del bambino, il che mi ha spinto a rivoluzionare molti parametri presenti nella società, traendo domande e risposte dal mio/nostro intimo primordiale.

    Tra le questioni c’era/è proprio quella sui controlli ecografici (al momento una prima ecografia a 9 settimane e la morfologica a metà giugno); grazie ancora anche per questo contributo!

    Un abbraccio

    Marika

    • Ma ciaooo! Che bello, la tecnologia deve servire anche a questo, a trovarsi e condividere sensazioni e idee prima ancora di essersi incontrati di persona… : )) Ma ho visto che anche tu blogghi con piacere, ora curioso…Son contenta che abbia già potuto trovare sostegno al tuo bisogno di scegliere cosa fare e cosa no su basi solide. A presto e un abbraccio! Franca

  2. Pingback: Ecografia e ultrasuoni | intorno alla nascita

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