Immaginiamo il mondo sonoro delle nostre origini, proprio quelle iniziali nell’utero materno, quando la sua percezione è resa possibile da un sufficiente sviluppo sensoriale: il suono è vibrazione, pertanto questa sarà la forma percettiva con cui si presenterà inizialmente al feto, perchè il tatto è il primo dei sensi a svilupparsi. Penultimo sopraggiungerà lo sviluppo uditivo vero e proprio, che permetterà di captare rumori vari, seppure ovattati perchè filtrati dal liquido amniotico: da quelli intestinali a quelli collegati con il movimento del corpo, dal battito cardiaco alla voce della madre, dall’aria che transita nei polmoni durante il respiro al flusso sanguigno arterioso e venoso. Il corpo umano non è silenzioso, anzi: se si potesse riprodurre l’insieme dei suoni generati dagli organi che lo compongono si resterebbe sorpresi. Ma certo il ritmico pulsare del cuore materno rappresenta uno dei primi e più intensi suoni che investono il bimbo in formazione, cullandolo costantemente. Sappiamo però che la frequenza cardiaca è condizionata fortemente da varie situazioni, tra cui il movimento e lo stato psichico: quando il corpo si muove aumenta, se però la donna vive una situazione di stress non soltanto aumenta, ma si associa alla produzione di sostanze chimiche potenzialmente dannose per la funzione placentare.
E’ a partire dal 6º mese che si può rilevare una reazione collegabile ai suoni provenienti dal corpo della mamma, in primo luogo quello della sua voce, che il feto inizia lentamente a riconoscere e resterà fondamentale anche dopo la nascita. Numerosi studi hanno dimostrato la capacità di apprendimento uditivo fetale, osservando che il neonato riconosce e gradisce la voce materna modificata per farla somigliare a quella percepita in utero, ma non solo: anche la sua competenza a distinguerla da quelle estranee.
I rumori ambientali cambiano nel passaggio attraverso ventre, utero e liquido amniotico, e quelli lievi vengono percepiti dal feto più nitidamente; questo vale anche per i neonati, a cui sarebbe meglio riservare un ambiente silenzioso e ovattato già alla nascita.
Le reazioni più evidenti del feto al suono sono l’aumento del battito cardiaco e dei movimenti corporei a seconda del volume, della frequenza e dei cambi di timbro (alti /bassi). Volumi alti possono produrre risposte corporee che esprimono disagio. I suoni che invece generano benessere sono quelli che tendono a ripetere il ritmo del cuore materno, molto presenti nella musica classica, specie quella di Mozart; in ogni caso, tutte le musiche gradite dalla mamma e rilassanti per lei sono evidentemente adatte anche a generare le stesse sensazioni nel feto.
Dalla nascita in poi, l’ascolto abituale della musica è dimostrato che sviluppa vista, udito, coordinamento motorio (attraverso l’attivazione di più aree cerebrali), capacità espressive del bambino, forgiando il suo gusto estetico e aumentando la capacità di pensiero costruttivo. Anche la disciplina e il rispetto delle regole possono essere trasmessi attraverso la musica; in età scolare, i bimbi a cui è stata proposta una educazione musicale precoce e costante imparano a leggere e scrivere più velocemente, sviluppano maggiore attività cerebrale, dunque di comprensione e di pensiero astratto. Nei bambini con difficoltà di apprendimento si rivela particolarmente preziosa, riducendo lo stress e l’angoscia legati al senso di impotenza che spesso sperimentano.
Un interessante percorso è stato fatto da Edwin Gordon, musicista, docente e ricercatore in ambito musicale, che ha sviluppato la Music Learning Theory (ci si può documentare leggendo il suo libro “L’apprendimento musicale del bambino dalla nascita all’età prescolare”- Ed.Curci); partendo dal dato di fatto ormai consolidato che la finestra di apprendimento più importante è proprio quella che va dalla nascita ai tre anni di vita, Gordon ha elaborato un metodo che consente al bambino di mettere in atto le competenze musicali senza insegnargliele in modo esplicito, partendo dal presupposto che la musica si possa apprendere secondo processi analoghi a quelli con cui si apprende il linguaggio. In Italia, l’AIGAM (www.aigam.org) diffonde il metodo a partire dalla nascita con il programma MUSICAINFASCE. Un bel modo di stare insieme al bambino!
Altra iniziativa intelligente è quella lanciata da tempo dal Comune di Torino, che si chiama MUSICATONDO (www.comune.torino.it/musicatondo) e rappresenta una guida per promuovere l’avvicinamento alla musica da parte dell’adulto ma con ricadute importanti sul bambino, già a partire dalla gravidanza.
E allora, buon ascolto!!