E se il linguaggio fosse femmina?

Ecco qua, un’ipotesi rivoluzionaria e magnifica: quella che chiamiamo “lingua madre”, chissà da quando e chissà perchè, legata fin dalle origini alla figura femminile. Questo suggerisce Dean Falk in un bel libro dal titolo “Lingua madre. Cure materne e origini del linguaggio”, recensito nell’articolo di Monica Mazzotto pubblicato su Tuttoscienze, inserto scientifico de La Stampa. Un estratto parziale, che riflette sull’impatto della dominanza di figure maschili nel campo della ricerca relativa alle nostre origini:

La predominanza maschile può influenzare la visione complessiva e la strada di ricerca battuta da una disciplina? Sembrerebbe di sì, se si considera la paleoantropologia e le teorie riguardanti l’evoluzione dell’uomo, teorie spesso dichiaratamente androcentriche. Secondo Dean Falk, direttore del dipartimento di Antropologia della Florida State University, la paleoantropologia è stata sempre storicamente dominata dagli uomini e non è un caso, dunque, se le ricostruzioni della vita dei nostri antenati nel Paleolitico e nel Neolitico siano sempre state incentrate sul sesso maschile. «Gli uomini sono stati visti come i principali promotori dell’evoluzione – sostiene la Falk – per il loro ipotetico ruolo in attività come la caccia o la produzione di utensili. Solo di recente alle donne è stato concesso l’onore di essere, anche loro, considerate dei propulsori evolutivi per il ruolo nella raccolta del cibo e nell’allevare la progenie».
Ma il ruolo della donna nel passato più lontano, secondo una serie di studi, potrebbe essere stato molto più importante di quello creduto finora. Studiando gli scimpanzé, nostri parenti più prossimi, si è visto, per esempio, come in una popolazione del Senegal fossero le femmine e i giovani esemplari a usare delle armi per cacciare piccoli mammiferi, e non i maschi che potevano contare solo sulla forza muscolare. Ciò ha suggerito l’ipotesi che, forse, furono le donne a fabbricare le prime armi e non i maschi. Ma, oltre alla creazione di strumenti, anche un altro passo fondamentale, come la nascita del linguaggio, potrebbe essere stato compiuto dal gentil sesso. Secondo la teoria di Dean Falk, esposta nel saggio «Lingua madre» (Bollati Boringhieri), le radici della comunicazione verbale della nostra specie non vanno cercate nella coordinazione degli uomini durante la caccia, ma nel legame madre-figlio.
Per capire tutte le fasi bisogna ritornare ai tempi in cui i nostri progenitori conquistarono la posizione eretta. Il passaggio a un’andatura bipede, avvenuto ipoteticamente 5 milioni di anni fa, causò importanti mutamenti della struttura fisica, tra cui il restringimento del canale del parto, ma anche l’espansione del cervello con l’allargamento della scatola cranica. Due trasformazioni in contrasto tra loro che complicarono, spesso in maniera fatale, il momento del parto. «Questa situazione critica – spiega Falk – fu risolta da una mossa evolutiva equilibrante: solo i bambini più piccoli sopravvissero al parto». La soluzione, però, comportò che i neonati fossero immaturi e non riuscissero, a differenza delle altre scimmie, a rimanere aggrappati alle madri mentre andavano in giro a cercare il cibo. Le madri, antenate dell’Homo erectus, probabilmente trasportavano i bambini in braccio, ma durante la raccolta del cibo, dovendo usare le mani, e non essendo ancora stato inventato il marsupio, avevano una sola soluzione: mettere in terra il bambino. «Per la prima volta nella preistoria – ipotizza l’antropologa i neonati furono così privati di quel costante e intimo contatto con il corpo delle madri, di cui avevano estremo bisogno». Ciò deve aver creato nei neonati un grave stress, spingendoli a lamentarsi e a piangere. Nel tentativo di calmare i lamenti le madri cominciarono, probabilmente, a interagire con suoni rasserenanti, utili a mantenere il contatto: questo non era più visivo o tattile, ma vocale. Così ebbe origine il «maternese», la modalità linguistica, tutt’ora presente in ogni cultura, usata dagli adulti per comunicare con i neonati.
Ma la teoria non si ferma alla nascita del linguaggio. Coinvolge anche la musica e l’arte in generale. Secondo l’antropologa, infatti, proprio dal maternese, il primordiale linguaggio madre-bambino, dev’essere nata parallelamente anche la musica con le ninne nanne, le cantilene e i toni delle voci materne che divenivano sempre più musicali. E senza le madri del Paleolitico, secondo Falk, non avremmo avuto nemmeno la danza e la letteratura, concerti per pianoforte di Mozart e dipinti come Monna Lisa e neppure convegni, articoli e libri da leggere per capire il mistero dell’origine della nostra specie.
Tutto per merito di quelle donne che oggi la scienza continua a mantenere ai margini e spesso a discriminare in modo clamoroso “.

Wow!! Bello no? ; )

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