Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in memoria di Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, tre sorelle che ebbero il coraggio di lottare per la libertà politica del loro paese, opponendosi a una delle tirannie più spietate dell’America Latina, quella di Rafael Leonidas Trujillo, operando all’interno di un movimento clandestino con il nome in codice di Mariposas (Farfalle). Per questo furono massacrate il 25 novembre 1960 dalla polizia segreta del dittatore, ma l’opinione pubblica reagì con forza e lui stesso fu assassinato l’anno seguente.
La violenza sulle donne si perpetua in mille forme, in ogni momento e in qualunque parte del mondo, ma proviamo a restare in patria e a snocciolare qualche dato:
il 32% delle donne italiane ha subito durante la propria esistenza una violenza fisica o sessuale; il 70% degli stupri è opera del partner; il 96% delle violenze non viene denunciato (fonte ISTAT). (*)
In un recente convegno sul tema che si è svolto a Torino sono stati presentati alcuni dati agghiaccianti: nel mondo ogni otto minuti viene uccisa una donna, in Italia ogni due giorni e mezzo.
La violenza in ambito familiare, soprattutto da parte del partner o ex partner è l’evento più frequente in corso di gravidanza, tanto da rappresentare in questo periodo della vita della donna addirittura la seconda causa di morte, seconda solo all’emorragia!!
Mica male, vero? Eppure nessuno è in grado di monitorare il fenomeno secondo criteri che permettano un intervento incisivo, perchè gli unici dati li fornisce l’ISTAT e l’ultimo rapporto risale al 2007.
Finalmente però si è iniziato a mettere in relazione svariate patologie fisiche e psichiche con violenze subite in precedenza o attualmente. Il premio Nobel 2009 per la medicina Margaret Elizabeth Blackburn e alcuni ricercatori italiani hanno messo in evidenza la depressione psichica, del sistema immunitario e i danni biologici (alterazioni cellulari e neuro-ormonali) prodotti dal maltrattamento nei bambini e negli adulti. Ormai è possibile, con sofisticate tecniche diagnostiche, individuare nel tessuto nervoso addirittura modificazioni anatomiche conseguenti ad abusi e violenze, soprattutto se protratte nel tempo.
Forse è il caso di essere tutti più presenti, in tutti i modi possibili, e forse proprio a partire dalla costruzione di un modo attento e rispettoso di accogliere i nuovi nati e le donne che li partoriscono, per continuare con il pretendere che la politica si faccia carico del sostegno globale alla persona e alla famiglia in tutte le fasi della sua vita, aiutando i genitori nel ruolo difficile di educare i figli maschi al rispetto, le figlie a pretenderlo. Senza smettere di portare avanti un percorso di cultura della nascita e di rivendicazione di diritti fondamentali che è anche costruzione di una filosofia dell’esistenza davvero umana, ma 365 giorni all’anno, non soltanto il 25 novembre.
La strada è lunga ma si può percorrere.
(*) Per approfondire l’argomento: Melting Lab Piemonte – laboratorio di innovazione sui Diritti e la Parità della Regione Piemonte.